Capire l’intento di ricerca (search intent), cioè l’intenzione reale che si cela dietro i termini che le persone usano per cercare su internet, è fondamentale per migliorare il posizionamento del tuo sito web su Google.
Ciò significa che, per fornire risposte in grado di soddisfare le esigenze del pubblico che vuoi raggiungere, devi interrogarti in merito a come queste necessità vengono espresse.
È questa la fase di partenza, ma anche la più delicata, di un buon lavoro di ricerca della parole chiave (keyword research) su cui basare le successive attività di ottimizzazione SEO (Search Engine Optimization) del sito internet per i motori di ricerca.
INDICE DEI CONTENUTI
Come cercano le persone su internet
Le ricerche effettuate dagli utenti su internet sono spinte da intenti differenti.
Attraverso le domande che digitano su Google (query), le persone spiegano al motore di ricerca ciò di cui hanno bisogno, sicuri di ottenere in cambio un elenco di risposte pertinenti ed accurate.
Google ha fatto enormi passi avanti nella comprensione del linguaggio umano, al punto che – quando digitiamo una query – tutti noi siamo certi che correggerà i nostri errori ortografici (elegantemente ci suggerirà “forse cercavi…”) e saprà consigliarci in merito a dove pranzare anche se non gli abbiamo detto che ci troviamo in quella città (se effettui una ricerca di carattere local come “piadineria nelle vicinanze” e sei in Piazza Maggiore a Bologna, è del tutto inutile dire a Google dove ti trovi per ottenere risultati pertinenti al tuo intento di ricerca).
Il punto è: tu sei capace di comprendere così bene gli intenti di ricerca del tuo target?
Capire l’intento di ricerca significa comprendere ciò che l’utente vuole
Prima di scrivere sulle pagine del tuo sito web, devi interrogarti sul tipo di contenuto che l’utente si aspetta di trovare quando esegue una ricerca.
La sua è una ricerca di tipo informazionale?
L’utente vuole trovare informazioni in merito ad un determinato argomento.
In questo caso, si tratta di keyword informative (tasso di conversione basso), cioè parole o frasi che le persone digitano su Google per avere risposte pratiche non connesse necessariamente all’intenzione di acquistare qualcosa (ad es.: computer lento cosa fare).
Di tipo commerciale?
L’utente ha già in mente di effettuare l’acquisto, ma ha bisogno di ulteriori informazioni per individuare il prodotto (o il servizio) più adatto alle proprie esigenze.
In questo caso, si tratta di keyword commerciali (tasso di conversione medio), cioè parole o frasi che le persone digitano su Google per cercare indicazioni utili che le aiutino a decidere cosa acquistare (ad es.: migliori tool per velocizzare il pc).
Di tipo transazionale?
L’utente non è più interessato ad informarsi (probabilmente lo ha già fatto e ha trovato le risposte che cercava), ma vuole eseguire un’azione specifica.
In questo caso, si tratta di keyword transazionali (buone probabilità di conversione), cioè parole o frasi che le persone digitano su Google con il preciso scopo di ottenere un bene o un servizio specifico (ad es.: download gratis tool velocità pc).
Di tipo navigazionale?
La ricerca dell’utente è orientata verso una determinata fonte.
In questo caso, si tratta di keyword navigazionali (tasso di conversione alto), cioè parole o frasi che le persone digitano su Google allo scopo di raggiungere un sito specifico perché sanno già dove andare e usano Google per farlo (ad es.: download ccleaner).
Individuare l’intento di ricerca è essenziale per capire il tipo di risorsa che il visitatore vuole trovare: ma esistono strumenti che aiutano a comprendere l’intento di ricerca specifico di una query?
Cervello vs tools: cosa è meglio?
In rete esistono molti strumenti efficaci che possono essere d’aiuto nello svolgere questo delicato lavoro di ricerca ed analisi.
Grazie a SEO tool come Semrush o Seozoom puoi conoscere volumi di ricerca e CPC delle parole chiave (ovvero il costo per clic che gli inserzionisti sono disposti a sborsare per apparire nei risultati a pagamento per una determinata keyword); con Ubersuggest o Answer the Public puoi trovare anche utili spunti per capire cosa interessa davvero agli utenti quando eseguono ricerche intorno ad un certo argomento e come si comportano i tuoi competitor.
Gli strumenti sono una fonte preziosa di informazioni su cui è bene soffermarsi a ragionare: ma bisogna fare uno sforzo in più, perché fare SEO non significa limitarsi ad analizzare dati per individuare keyword ed inserirle nei posti giusti (tag-title, h1, etc…), ma vuol dire saper fornire contenuti in grado di soddisfare le esigenze delle persone.
Per creare contenuti utili al tuo pubblico di riferimento devi necessariamente conoscerlo a fondo: in questo, nessun tool per quanto sofisticato può sostituire l’efficienza del ragionamento di un cervello umano.
Avere una conoscenza chiara del tuo target fa davvero la differenza. A chi ti stai rivolgendo? Quali esigenze ha la tua audience? Qual è l’intento che si nasconde dietro le domande che pone ai motori di ricerca? Attraverso quali termini esprime le sue interrogazioni? Come può esserle d’aiuto quello che hai da offrire?
Domande alle quali puoi rispondere soltanto tu, ragionando sul “perché” della tua presenza sul mercato ed analizzando il comportamento dei tuoi clienti quando si rapportano con la tua realtà.
Ok, i clienti li conosci, sai di cosa hanno bisogno e come li puoi soddisfare e deliziare… ma come fai ad intercettare l’attenzione di chi ancora non ti conosce?
Un alleato prezioso ti può essere d’aiuto: Google può lavorare per te!
La SERP: una miniera di informazioni per capire l’intento di ricerca
Analizzare i risultati restituiti da Google può essere estremamente utile per avere un’idea del modo di ragionare degli utenti quando effettuano le loro ricerche.
Ma cosa è opportuno valutare per capire la popolarità di un determinato argomento ed i termini che gli utenti utilizzano per documentarsi in merito?
Prima di tutto, tieni conto dei suggerimenti dello stesso Google (Google Suggest). Come autocompleta la tua query quando digiti una parola (o un insieme di parole) nel box di ricerca? Cosa ti suggerisce e perché?
Il motore di ricerca tenta di anticipare le intenzioni di chi naviga, semplicemente proponendo gli insiemi di parole che i suoi algoritmi hanno classificato come più usati per le ricerche intorno a quel topic e, quindi, più rilevanti per gli utenti.
Questo ti dà una grossa mano per comprendere l’intento dietro una ricerca.
Facciamo un test
Prova a digitare la seguente query su Google: “come [spazio vuoto] SEO”.
Google autocompleta e suggerisce tra le varie proposte:
- “SEO come funziona”;
- “SEO come fare”;
- “SEO come iniziare”.
Sicuramente, dietro queste query, si celano due intenti informazionali: ma, nel secondo e terzo caso, puoi notare una sfumatura più transazionale. L’utente sa già cos’è la SEO e sta cercando soluzioni per l’ottimizzazione del suo sito: forse la sua ricerca di un servizio specifico è ancora in fase latente, ma sta emergendo verso la consapevolezza.
Nota come nel primo caso l’utente non sia pronto per un contenuto approfondito e dettagliato sulla SEO: nel secondo e nel terzo caso invece sì!
Scoprendo l’intento di ricerca puoi fornire alle persone il contenuto giusto al momento giusto, accompagnandole nel percorso verso la soluzione ai loro problemi ovvero, per vederla dal tuo punto di vista del fornitore di un servizio o un prodotto, verso la conversione (che sia la generazione di un lead, la richiesta di un preventivo, l’erogazione di un servizio o la vendita di un prodotto).
Cosa altro ti può suggerire Google?
Risultati a pagamento
Dopo aver osservato i risultati organici, dai un’occhiata anche ai risultati a pagamento ovvero quelli che di solito stanno nelle prime tre posizioni in alto (e nelle ultime tre o quattro in basso) nella pagina dei risultati di ricerca (SERP) e sono chiaramente identificabili dalla scritta “annuncio“.
Digitando quali keyword sono comparsi?
Se gli inserzionisti sono disposti a spendere denaro per apparire nei risultati a pagamento per quelle parole chiave, probabilmente queste ultime saranno estremamente profittevoli. Allora, perché non usarle a fini SEO per creare contenuti che potrebbero posizionarsi in maniera del tutto naturale?
Ricerche correlate
Per produrre i tuoi contenuti, hai altre risorse fornite gratuitamente dal “buon” Google.
Dopo i primi risultati, il motore di ricerca ti fa sapere che “le persone hanno chiesto anche” e, in fondo alla pagina, ti fornisce suggerimenti preziosi relativi alle “ricerche correlate” (ricerche effettuate dagli utenti che hanno dimostrato interesse per un dato tema).
Questo ti consente di trovare nuovi spunti per creare contenuti di approfondimento intorno all’argomento che stai trattando, spunti ai quali magari non avevi pensato, ma che stanno particolarmente a cuore alle persone alle quali ti stai rivolgendo.
Tornando all’esempio del “come [spazio vuoto] SEO”: se esamini l’elenco delle ricerche correlate, vedrai che Google propone “SEO copywriting“. Ciò significa che, buona parte degli utenti che cercano informazioni sulla SEO sono interessati a questo specifico argomento: un ottimo spunto per un post specifico sul tuo blog!




